Vaffanculo! Fottiti!
È cominciata così la giornata il cui senso violento si era annunciato con una fiocinata all’avambraccio sinistro, un dolore improvviso, violento, proprio nel momento in cui avevo il pappagallo in mano. Che non riuscii a riempire. Le ore 5.19, suggeriva il mio smartphone: mattina presto, secondo i miei standard. Cuore della notte secondo quelli della badante, che, richiamata dall’inevitabile rumore, era intervenuta in soccorso a una crisi chimico-ambientale. con i titoli che un invalido certo non si aspetta.
· Oggi 23.7.25, anche Milano era in mutande davanti al mondo: la città più brillante, per inventiva e risultati era al centro di un’indagine inquisitoria per un patto scellerato tra chi doveva definire le caratteristiche edili che si armonizzassero con le esigenze della popolazione e chi doveva realizzare tali costruzioni, che faceva ciò con puro fine speculativo; l’indagine prende piede da un magazzino in un cortile, trasformato in un palazzo a più piani. Così Milano la bella, l’ingentilita, la gentrificata si è ritrovata stuprata in un pollaio per soldi: i conti in banca di quattro banditi sono riusciti a trasformare una città con uno skyline poderoso in un orribile garbuglio.
· Il necrologio di un’intelligente giornalista, Laura Santi, affetta da Sclerosi Multipla, riusciva (come dev’essere) a farsi concedere la pillola letale, a spese del SSN. L’eutanasia è diventato così uno stressor politico irrinunciabile per la fazione politica al potere, cui non sfugge il pretesto per ingaggiare, sulla morta per suicidio, una macabra tenzone giornalistica.
· Poi, col nome di separazione delle carriere è stata approvata alla camera una legge secondo cui il Pubblico Ministero diventa, ab ovo, dipendente del ministero dell’interno. Così, il PM sfugge al controllo della giustizia per diventare uno strumento del Ministero dell’Interno, espressione chiave di ogni regime, poiché ne caratterizza la gestione della sicurezza e dell’ordine pubblico.
Ognuno dei suddetti momenti, è violento in sé: la violenza, quindi, è intrinseca alla natura umana e a ogni suo passaggio. Può essere più o meno controllata, più o meno di buon gusto, ma una cosa non sfugge al clinico: la sua caratteristica prevaricatrice, l’oggetto corrotto e l’agente, che riesce a esercitare un ruolo stravolgendone le finalità.
Le modalità con cui si estrinseca la violenza sono già state osservate (Panksepp 2004, Verso una teoria neurobiologica dell’aggressività) e possono fungere da battistrada per la ricerca del trattamento di chi ha fatto della prevaricazione il suo stile di vita.